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Quanto successo ieri a Bottecchia Cicli rimarrà nella storia dell’industria della bicicletta: un incendio ha colpito l’azienda veneta, danneggiando gravemente una parte della sede operativa.
Quanto accaduto mi ha fatto riflettere sulla necessità – o meno – da parte dei brand del mondo bici di mostrare la loro solidarietà ad un loro “collega” così duramente colpito, quindi ho provato ad immaginare come possono reagire brand fornitori, ma anche brand concorrenti di fronte ad un evento come questo.
Tutte le mie riflessioni sull’articolo
Un incendio ha distrutto parte della sede operativa di Bottecchia

Nel ciclismo professionistico, quando un avversario cade, si aspetta che rientri in gruppo o si attacca? Questa è probabilmente una delle domande più annose del ciclismo professionistico. Si equivalgono in egual modo i sostenitori dell’attacco a quelli del rispetto per l’incidente dell’avversario.
Mi è venuta in mente questa considerazione quando ho saputo quanto successo ieri a Bottecchia.
Ieri, domenica 25 settembre 2022, purtroppo è una data che resterà nella storia dell’industria della bicicletta, italiana e mondiale. Un tanto doloroso quanto devastante incendio ha colpito la sede produttiva di Bottecchia Cicli, a Cavarzere, compromettendo più 6000 m^2 di superficie aziendale. È stato un duro, un durissimo colpo per il brand Veneto.
Questo incidente mi ha toccato particolarmente da vicino: sia in termini professionali che di vicinanza fisica. Parlo di vicinanza fisica perché non abito poi così lontano dalla sede di Bottecchia Cicli; in linea d’aria saranno più o meno 15 chilometri.
Per quanto riguarda l’aspetto professionale, questo tremendo incidente mi ha portato a riflettere sui risvolti comunicativi ad esso collegati.
Posto il fatto che il mondo della bicicletta è una grande famiglia: tutti si conoscono e i protagonisti dell’ambiente si conoscono tutti l’un l’altro, non ho dubbi sul fatto che le rispettive dirigenze abbiano espresso la propria solidarietà a Bottecchia in forma privata. Mi sono però interrogato sulla reazione che possono avere le aziende rispetto all’accaduto in termini di brand.
Solidarietà sui social
Sarebbe giusto se i player dell’industria della bicicletta esprimessero la loro solidarietà anche sulle proprie piattaforme Social, quali Facebook, Instagram e Linkedin? Magari con dei post dedicati?
Al momento in cui sto scrivendo questo articolo, consultando il post con il quale Bottecchia stamani a ufficializzato l’accaduto, l’unica azienda del mondo bici che ho visto commentare con un messaggio di incoraggiamento è stata Deda Elementi.
Io penso che in questo momento, visto la gravità dell’accaduto, i brand possano mostrare la propria vicinanza ad un loro collega in maniera aperta, dedicando a Bottecchia un post sui loro canali social.
E penso a brand che forniscono componenti, quali possono essere Campagnolo, Miche, Shimano, Ursus, Fulcrum, Oli, Selle Italia, Fazua, menzionando solo i più importanti che compaiono negli allestimenti delle biciclette.
Ma non solo! Penso che sarebbe un bel gesto di solidarietà soprattutto da parte dei concorrenti come Scott Italia, Specialized Italia, Pinarello, Giant Italia Merida Italia, Canyon Italia, Guerciotti, Cipollini
Al netto di tutto, per queste aziende sarebbe un ritorno di immagine in quanto il gesto darebbe un volto di umanità ai rispettivi brand.
La solidarietà di Olympia Cicli
É questo il caso di Cicli Olympia che proprio in queste ore ha espresso con un post sulla propria pagina Facebook ha espresso la propria solidarietà ai colleghi di Bottecchia, con un post che recita, sia nel copy che nell’immagine le seguenti parole:
Ciclismo, non è solo competizione ma soprattutto solidarietà. Ci stringiamo a Bottecchia Cicli nella loro sfortunata tragedia, augurandogli tutto possa tornare presto alla normalità.
Un gesto semplice, ma sincero che oltre ad esprimere la solidarietà agli amici di Bottecchia, ha un valore molto alto in termini di ritorno sul proprio brand che si carica così di un forte valore di umanità.
É ipotizzabile anche una solidarietà fattiva?
E in questo articolo nel quale il flusso di coscienza ha preso il suo corso, immagino come in un mondo ideale le aziende del settore potrebbero dimostrare fattivamente la loro solidarietà in questo momento.
Nello stato attuale dell’industria della bicicletta, dove le componenti sono difficili da trovare, e qualora si trovino hanno tempi di attesa stimati in oltre 12 mesi, non mi spingo ad immaginare un mondo in cui ciascun concorrente cede (anche dietro corrispettivo, chiaramente) qualche gruppo, qualche componente; no, non mi voglio spingere a tanto.
Però mi immagino una sorta di “corsia preferenziale” da parte dei fornitori (magari in accordo con gli stessi concorrenti) in modo di permettere ad un’azienda così duramente colpita di ripartire e di rimettersi in sella per poter continuare a pedalare con le proprie gambe.
è così utopico?
Conclusioni
Durante lo scorso Tour de France, quando Pogačar è caduto, la maglia gialla Vingegaard l’ha aspettato. C’è chi ha parlato di scelta di marketing e chi invece ha creduto nella spontanea bontà del gesto: poco importa quel gesto ha portato più fama e gloria al corridore danese che l’aver vinto il tour.
Quindi non voglio pensare che dietro una dimostrazione di solidarietà da parte di un brand vi sia un strategico calcolo di marketing, voglio pensare che ci sia ancora una sportività tra aziende che incarni al meglio i valori di questo mondo.
Conclusioni
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